Reinserimento sociale e lavorativo al carcere minorile Pratello
Sono 66 i progetti di reinserimento sociale e lavorativo voluti dalla Regione e finanziati attraverso il Fondo sociale europeo.
Vanno dal corso di edilizia e falegnameria al laboratorio di cucina, dalla pallacanestro, al teatro fino alla musica con l’Orchestra Mozart.
Sono attività formative, professionali, culturali e di animazione destinate al recupero sociale dei ragazzi accolti nel carcere minorile ‘Pratello’ di Bologna nell’ambito del ‘Piano degli interventi per l’inclusione socio lavorativa dei minori e dei giovani-adulti in esecuzione penale nel procedimento minorile’ attivato a livello sperimentale nel 2015, poi riproposto per il triennio 2016-2018.
Tutti gli oltre 60 progetti - realizzati congiuntamente da Regione, amministrazione penitenziaria, servizi sociali e per il lavoro, enti di formazione accreditati, imprese profit e no profit e associazioni di volontariato - si caratterizzano per la brevità del percorso, la flessibilità nello svolgimento e la possibilità di essere ripetuti più volte nello stesso anno. Grazie a queste caratteristiche, i corsi garantiscono ai ragazzi presenti in Istituto per periodi di diversa durata in base alla pena da scontare, la possibilità di accedere alle misure rieducative.
Tra il 2015, primo anno di sperimentazione del Piano, e i successivi 2016 e 2017 sono stati 150 i ragazzi ad aver frequentato le attività formative realizzate nel carcere minorile di Bologna.
Nel 2017 sono stati 117 i ragazzi e i giovani adulti, cioè coloro che hanno meno di 25 anni e hanno compiuto il reato prima di diventare maggiorenni, accolti nell’Istituto. La fascia di età più rappresentata (oltre 62%) è quella tra i 16 e i 17 anni: si tratta soprattutto di stranieri (70%).
Tra il 2015 e il 2017 sono stati stanziati dalla Regione oltre 500 mila euro per il finanziamento di progetti di recupero dei minori soggetti a misure restrittive: 325 mila euro destinati all’Istituto minorile e 228 mila ai ragazzi che scontano la pena in misure alternative al carcere.
La vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, ha dichiarato: “Creare per questi ragazzi percorsi di rieducazione e reinserimento nella società è una questione di civiltà. Chi esce dal carcere e trova un lavoro, una casa, un contesto in cui ricominciare una vita ha meno probabilità di commettere nuovamente reati. E questo rappresenta una vittoria per lui e per tutta la comunità”.