Patto per il lavoro, vertice in Regione: l'Emilia-Romagna quella che cresce di più in Italia
Con il Pil regionale che cresce dell’1,4%, a livello di Francia (+1,3%) e Germania (+1,7%) e più dell’1% nazionale, tanto da farne la prima Regione in Italia davanti a Lombardia (+1,3%) e Veneto (+1,2%), e la disoccupazione scesa in Emilia-Romagna di due punti percentuali in due anni, dal 9% del gennaio 2015, inizio legislatura, al 6,9% del 2016, a un anno e mezzo dalla sigla del Patto per il lavoro i 50 firmatari dell’intesa che ha come obiettivo prioritario crescita e occupazione si sono ritrovati ieri in Regione per il monitoraggio della situazione, appuntamento che ha cadenza semestrale. Insieme al presidente della Giunta regionale, Stefano Bonaccini, che ha voluto il Patto, fra le prime azioni varate in avvio di mandato, c'erano i rappresentanti delle organizzazioni d’impresa, dei sindacati, delle università, delle Camere di commercio, dell’Ufficio scolastico regionale, del Terzo settore e degli enti locali (Province, Città metropolitana di Bologna e Comuni capoluogo).
“I dati economici con cui arriviamo a questo appuntamento di confronto sul Patto per il lavoro sono confortanti- ha affermato il presidente Bonaccini- perché ci dicono che la direzione per l’uscita dalla crisi è quella giusta e dimostrano la forza del fare sistema, che ci porta a essere la regione che cresce di più in Italia. Penso alla disoccupazione, scesa in due anni dal 9% al 6,9%, o alla prospettiva di crescita del Pil dell’1,4%. Ma naturalmente non ci basta. L’Emilia-Romagna deve sempre più organizzarsi come un territorio in grado di affrontare la competizione globale, perché è anche in quel contesto che si vince la sfida dell’occupazione. Da qui il mio appello alle imprese per una maggiore vocazione all’internazionalizzazione, anche attraverso aggregazioni. E puntare sull’export, che rimane un’opportunità straordinaria rispetto alla quale la Regione, attraverso i bandi, supporta in maniera concreta il mondo delle imprese. E vorrei qui anche ricordare la legge sull’urbanistica, che tiene insieme rispetto ambientale e nuova occupazione. O la digitalizzazione del territorio, con la prospettiva della copertura del 100% del territorio con banda ultra larga entro il 2020, fattore determinante per la competitività”.
“Come tavolo del Patto per il lavoro- ha proseguito- istituiremo ora due focus specifici su aspetti importanti. Il primo è quello della disoccupazione giovanile, rispetto alla quale vanno individuati strumenti sempre più mirati. Il secondo è quello della crescita economica disomogenea. In questo caso andranno indicate le azioni per i territori dell’Emilia-Romagna più in difficoltà, per favorire uno sviluppo più deciso. Su tutto, infine- ha concluso Bonaccini- ricordo l’impegno per la semplificazione attraverso la prossima costituzione di un’apposita cabina di regia a cui tutti i soggetti del Patto per il lavoro saranno chiamati a contribuire. Come ci dicono sempre gli imprenditori, la burocrazia è la tassa più odiosa da pagare. E noi siamo determinati a cambiare le cose”.
Dall’incontro è emersa l’efficacia del fare rete, basato sulla condivisione delle misure adottate e sullo sforzo comune che porta l’Emilia-Romagna a competere come sistema con a livello nazionale e, soprattutto, internazionale, con una politica industriale anti-ciclica fatta soprattutto di forti investimenti, sia privati che pubblici. Su questo bastano due dati: al 31 dicembre 2016 ammontano un miliardo e 80 milioni di euro le risorse europee (Fse, Fesr, Psr) già messe a bando, in linea con gli obiettivi del Patto per il lavoro, e per le infrastrutture in questi primi due anni di legislatura la Regione ha assicurato oltre 6 miliardi di euro di finanziamenti. Dunque, è stata l’opinione condivisa dagli assessori presenti, “insieme abbiamo dimostrato e stiamo dimostrando che si può crescere, anche in un periodo di crisi e di pesante congiuntura economica”.
L’assessore al Coordinamento delle politiche europee, allo sviluppo, formazione e lavoro, Patrizio Bianchi, ha fatto il punto sull’economia regionale, mentre l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi, ha relazionato sul primo bando della legge regionale sull’attrattività e la promozione degli investimenti in Emilia-Romagna, oltre che sulle azioni messe in campo nelle crisi aziendali per tutelare lavoro e siti produttivi. L’assessore all’Agricoltura, Simona Caselli, è intervenuta sugli investimenti per lo sviluppo del settore agroalimentare, l’assessore alle Infrastrutture, Raffaele Donini, sugli interventi previsti per rafforzare, modernizzare e qualificare la rete viaria e trasportistica regionale. Contributi, inoltre, sono stati portati al tavolo anche dagli assessorati alle Politiche per la salute, con gli investimenti fatti in sanità (assunzioni e stabilizzazioni, ristrutturazione degli spazi e rinnovamento degli strumenti diagnostici), e al Welfare, con l’illustrazione del Reddito di solidarietà a favore dei nuclei familiari in stato di grave indigenza.
Fondi europei, formazione e lavoro
Dunque, sono già stati messi a bando un miliardo e 80 milioni di euro di risorse europee (Fse, Fesr, Psr). Per quanto riguarda le politiche per la formazione e il lavoro, diversi gli interventi, tutti realizzati nell’arco degli ultimi 6 mesi, presentati ai firmatari. Tra questi, l’investimento di 32 milioni di euro, di cui 20 per l'inclusione sociale, attraverso il lavoro, delle persone in condizioni di fragilità e vulnerabilità; la costituzione dell’Agenzia regionale per il Lavoro e l’avvio della Rete attiva per il lavoro, costituita dai servizi pubblici e dai privati accreditati, per rafforzare i servizi per chi cerca e occupazione e rispondere con efficacia, specializzazione e innovazione alle esigenze dei cittadini e del sistema economico-produttivo. Sono 69 le domande di accreditamento già presentate, 15 i soggetti privati già accreditati (11 nell’area 1 per prestazioni standard per le persone e per datori di lavoro e 4 nell’area 2 per prestazioni per l’inserimento lavorativo e l’inclusione delle persone fragili e vulnerabili). L’assessore Patrizio Bianchi ha anticipato e condiviso con i firmatari il Patto anche alcune novità: il rifinanziamento del Programma Garanzia Giovani con 45 milioni di euro (riparto tra Regioni già approvato dalla IX Commissione della Conferenza della Regioni) ed entro marzo la programmazione di nuove risorse – 22 milioni di euro, residui degli ammortizzatori sociali in deroga - per politiche attive del lavoro e l’avvio della sperimentazione dell’assegno di ricollocazione che coinvolgerà 3mila percettori della Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI).
Attività produttive
Le azioni rivolte al sostegno della ricerca e dell’innovazione ad oggi hanno portato all’approvazione di 439 progetti per 1.200 laureati assunti. Inoltre, stanno prendendo forma le 14 richieste di investimento, per circa 144 milioni, generati dalla legge 14 sull’attrattività (con più di 1.300 assunzioni previste).
L’assessore Palma Costi ha anche ricordato l’attività di salvaguardia dei posti di lavoro nelle imprese colpite da crisi, attraverso il lavoro dei tavoli di salvaguardia regionale e il sostegno alle iniziative di autoimprenditorialità (workers buyout), l’impegno sulla ricostruzione post sisma 2012 sia sul piano del rilancio e dell’ammodernamento del tessuto produttivo ripristinato, sia il volano economico attivato con le risorse investite nei territori colpiti.
Agricoltura
Con le misure per investimenti nelle aziende agricole e nelle imprese agroindustriali, ha spiegato l’assessore Simona Caselli, vengono messi a disposizione complessivamente 112 milioni di euro di finanziamento, per un volano di investimenti complessivo di quasi 240 milioni. Entro fine mese sarà pubblicato il bando per i progetti di filiera che mette a disposizione ulteriori 135 milioni.
Nel 2015-2016 sono stati inoltre messi a bando complessivamente oltre 63 milioni di finanziamenti per l’insediamento e l’avviamento di impresa di giovani agricoltori (565 domande). Altrettante risorse saranno stanziate nel restante periodo di programmazione del PSR.
Infrastrutture e trasporti
Nei primi due anni di mandato la Regione ha assicurato oltre 6 miliardi di finanziamento per le infrastrutture. In particolare, si sono conclusi a dicembre 2015 i cantieri della Variante di Valico, mentre nel 2016 si è inaugurato il Casello di Valsamoggia (Bo) e attualmente procedono i lavori per la Nuova Bazzanese, con il fine lavori previsto nel 2019.
In corso di esecuzione i lavori per il Trasporto Rapido Costiero (fine prevista 2017) e del primo lotto del Nodo di Rastignano (termine lavori 2018), nel bolognese. Per gennaio 2019 è prevista la fine dei lavori per la realizzazione del People Mover, a Bologna, mentre nel 2020 si concluderà il primo lotto dei lavori per la Tirreno-Brennero (Ti-Bre).
Sono inoltre previsti quasi 1 miliardo di investimenti sul ferro, per il rinnovo del materiale rotabile, la riqualificazione delle stazioni e la messa in sicurezza delle infrastrutture. Sono inoltre in corso i lavori di velocizzazione del tratto ferroviario Bologna-Rimini, che si concluderanno nel 2018.
Le sfide del mandato in corso sono poi l'avvio dei cantieri della Cispadana, della Campogalliano-Sassuolo, del nodo Bologna e del Porto di Ravenna, opere attese da tempo dai territori.
Politiche di welfare
Per contrastare le nuove povertà, anche di quella parte di popolazione che ha pagato i costi della crisi, la Regione ha varato il Reddito di solidarietà, uno strumento nuovo finanziato dal bilancio regionale (35 milioni) e da un fondo nazionale per un totale di circa 75 milioni di euro. Sarà una misura di inclusione attiva, che mira a recuperare le capacità dei singoli per reinserirli nei circuiti lavorativi, di formazione professionale e/o educativi. Uno strumento che potrebbe interessare 80mila persone, corrispondenti a circa 35 mila nuclei familiari residenti in Emilia-Romagna in condizione di grave povertà. L'accesso al Res dovrà essere accompagnato da un progetto di attivazione sociale e di inserimento lavorativo, concordato e sottoscritto dai componenti maggiorenni del nucleo familiare, dal referente del Servizio sociale territoriale del Comune competente e, in caso di proposte per l'inserimento lavorativo, dal Centro per l'impiego. La misura dà quindi luogo a un vero e proprio patto tra erogatori e beneficiari: a fronte della corresponsione del contributo economico, ci deve essere uno specifico impegno del nucleo familiare a perseguire progetti di inclusione sociale e lavorativa.
Politiche per la Salute
Fra le iniziative di sviluppo dei principi del Patto per il lavoro va citato l’accordo sulle politiche regionali di qualificazione e innovazione del Sistema sanitario, sottoscritto il 19 settembre 2016 con le organizzazioni sindacali confederali, e successivamente condiviso con la rappresentanza sindacale della dirigenza. Sul fronte occupazionale, l’accordo ha portato a 2.581 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, attraverso assunzioni, stabilizzazioni e la copertura al 90% del turn over.