Bonus alle famiglie per pagare le rette dei Centri estivi: 6 milioni di euro per il 2020 ripartiti ai Comuni
La Giunta regionale ha approvato la ripartizione tra i Comuni e le Unioni di Comuni dei 6 milioni di euro di risorse Por Fse stanziati per il 2020 e destinati al bonus per le famiglie - fino a 336 euro a figlio per un massimo di 4 settimane - che iscriveranno i propri ragazzi ai Centri estivi la prossima estate. Le risorse sono state suddivise sulla base della popolazione residente in età compresa tra 3 e 13 anni e permettono alle amministrazioni locali di poter programmare le attività necessarie, a cominciare dal definire l’elenco dei Centri aderenti al progetto.
La Regione conferma quindi per il terzo anno consecutivo il Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di Centri estivi, che dimostra anno dopo anno la buona riuscita: nel 2019 sono state 1.280 le strutture che hanno aderito (erano 1.157 nel 2018) e oltre 20mila i bambini e i ragazzi che hanno partecipato alle attività (13mila nel 2018).
Sono molte le opportunità educative offerte dai Centri estivi del territorio emiliano-romagnolo e differenziate per età: si va dai giochi ai laboratori manuali, linguistici o teatrali, dallo sport alle visite a luoghi di interesse. Attività che promuovono la socializzazione, la crescita individuale dei ragazzi e contrastano la povertà educativa dei più giovani.
Criteri di assegnazione dei contributi
Come per lo scorso anno, anche nel 2020 i contributi vengono concessi alle famiglie composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati e residenti in Emilia-Romagna, con un reddito Isee annuo entro i 28 mila euro; l’aiuto economico può arrivare fino a 336 euro per ogni figlio iscritto: 84 euro a settimana, per un massimo di quattro settimane di frequenza.
Tempi e modi per chiedere i contributi
Entro la prossima primavera, Comuni e Unioni di Comuni daranno il via ad un nuovo bando per individuare i Centri estivi privati - associazioni, cooperative, parrocchie e altri Enti religiosi - accreditati dalla Regione perché in possesso dei requisiti stabiliti dalla direttiva, emanata nel 2018. Tra i requisiti richiesti alle strutture private che intendono aderire al progetto per la conciliazione tempi cura e lavoro, quelli più significativi riguardano la presenza di un progetto educativo - sul quale informare adeguatamente le famiglie - e l’obbligo da parte del personale di presentare una dichiarazione che attesti l'assenza di condanne per abuso di minori, secondo quanto previsto dalla legge nazionale contro la pedopornografia.
Dopo la chiusura del bando, i Comuni stileranno l'elenco dei Centri - pubblici, gestiti cioè direttamente dal Comune, e privati accreditati - aderenti al progetto. Successivamente i Comuni potranno ricevere le richieste di contributo: i genitori dovranno scegliere uno dei Centri inseriti nell’elenco comunale e la richiesta dovrà essere fatta presentando la dichiarazione Isee. Spettano al Comune l’istruttoria, il controllo dei requisiti e la successiva compilazione della graduatoria delle famiglie individuate come possibili beneficiare del contributo, fino a esaurimento della disponibilità finanziaria.
Ripartizione delle risorse sul territorio
A livello territoriale, i 6 milioni ripartiti tra i Comuni capofila dei Distretti, in base al numero dei bambini residenti e in età compresa tra 3 e 13 anni (nati dall’1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2017), prevedono: per Bologna 1,4 milioni di euro; Modena 1 milione di euro; Reggio Emilia 798mila euro; Parma 605mila euro; Forlì-Cesena 537mila euro; Ravenna 500mila euro; Rimini 466mila euro; Ferrara 398mila euro e Piacenza 368mila euro.
Per saperne di più
Portale Sociale Regione Emilia-Romagna