Patto per il lavoro: verso un nuovo modello emiliano-romagnolo

Venerdì 20 febbraio il primo incontro in Regione. Bianchi: “Dalla crisi si esce solo con il lavoro”.

Un patto di legislatura con l’obiettivo della buona e piena occupazione, per ridisegnare attraverso il lavoro un nuovo modello di sviluppo e una nuova coesione sociale. Si è svolto il 20 febbraio in Regione il primo incontro per definire il nuovo “Patto per il lavoro” con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, i rappresentanti delle istituzioni, del mondo bancario, delle Università e dell’associazionismo. Una ampia consultazione, che si concluderà entro maggio, per condividere visione, obiettivi e linee di azione capaci di ripensare la società regionale dopo la lunga crisi.

“È un patto tra pari, le scelte vanno giocate insieme ma ciascuno deve fare la sua parte – ha detto il presidente della Giunta regionale Stefano Bonaccini – Chiediamo a tutti di impegnarsi a contribuire al rilancio dell’Emilia-Romagna. Ci siamo dati tempi certi per sottoscrivere il patto, affinché si possa partire subito e sia data una accelerata immediata al sistema”.

A tutti sarà chiesto di impegnarsi a contribuire al rilancio dell’Emilia-Romagna. Il patto sarà di legislatura per una visione “lunga” e strategica delle politiche capace di ripensare la società regionale dopo la lunga crisi.

“Per la Regione – ha aggiunto il presidente Bonaccini - è importante avviare interventi tempestivi. La riduzione del costo petrolifero, l’abbassamento del valore economico dell’euro in rapporto al dollaro e l’intervento finanziario della BCE per scongiurare la deflazione, aprono una finestra temporale breve, dentro la quale è indispensabile concentrare il massimo degli interventi e generare nuovi posti di lavoro”.

La Regione parte da un paradigma innovativo di un nuovo modello per l’Emilia-Romagna. “Siamo convinti che lo sviluppo è il motore della coesione sociale e che dalla crisi si esce solo con il lavoro e solo garantendo il diritto delle persone di partecipare attivamente alla crescita della comunità – ha detto l’assessore al Coordinamento delle politiche europee dello sviluppo e al Lavoro Patrizio Bianchi - Per creare nuovo lavoro occorrono investimenti pubblici, ma anche investimenti privati strategici per lo sviluppo e per l’occupazione”.

Il Patto si articolerà sui temi dello sviluppo e della coesione sociale, di come uscire dalla crisi mettendo le persone al centro, di rilancio e ampliamento del sistema economico e produttivo, di una nuova politica per gli investimenti e di come rinnovare l’assetto istituzionale. I 40 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo già destinati dalla Giunta regionale all’inclusione sociale e alle politiche attive del lavoro, insieme a tutte le politiche per l’occupazione previste nei primi cento giorni di governo, pongono già il lavoro al centro dell’azione.

“I primi bandi su ricerca e innovazione per le imprese e per i laboratori – ha assicurato l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi - usciranno fra aprile e giugno, insieme ai programmi di internazionalizzazione, così come saranno potenziati fin da subito gli strumenti per le start-up e i nuovi bandi sull’energia. Un grande lavoro che coinvolge diversi attori della società regionale e che deve consentire di raggiungere il traguardo intermedio del 2018, che prevede 150 milioni di euro del programma già spesi”.

Ricerca e innovazione, competitività e attrattività, economia verdi e fonti rinnovabili sono le priorità su cui la Regione investirà la maggior parte delle risorse europee del nuovo Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), 481,9 milioni tra il 2014 e il 2020. Si tratta di una programmazione importante che coinvolgerà direttamente, o attraverso i fondi di finanza agevolata, oltre 3.000 imprese, con decine di progetti di ricerca dei laboratori della Rete Alta Tecnologia e dei centri per l’innovazione, 100 progetti a favore dei soggetti pubblici per la riqualificazione energetica e la valorizzazione culturale e ambientale, oltre 180 aree produttive cablate.

Bonaccini, rivolgendosi ai rappresentanti del mondo produttivo, ha sollecitato le imprese “ad aggregarsi per essere capaci di cogliere la sfida dell’internazionalizzazione. La Regione Emilia-Romagna – ha aggiunto il presidente - punta entro il 2020 ad accrescere il peso del prodotto esportato, sul prodotto totale, passando dall’attuale 38% a valori prossimi al 50%, e portare le imprese esportatrici dalle attuali 25 mila a 30 mila”.

Prioritario inoltre l’impegno della Regione per la legalità: nella società, contrastando l’infiltrazione e il radicamento delle organizzazioni criminali e mafiose, e nel mercato del lavoro, con la promozione della regolarità e della sicurezza.

Altro fronte su cui ci si muoverà quello per la semplificazione delle procedure e delle normative e per la trasparenza e la digitalizzazione della pubblica amministrazione. L’Emilia-Romagna lavorerà inoltre per integrare con il Governo gli obiettivi e le risorse, dando complementarietà agli interventi e mantenendo spazi di sperimentazione di politiche e interventi, che possono costituire un importante banco di prova per le riforme e la crescita di tutto il Paese.

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